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Un Penny Per i Tuoi Pensieri

All’improvviso, ieri sera, mi sono caduti su un foglio dei pensieri. Così, Di getto. Di quelli che fanno stare bene. E sono d’accordo con Deborah Kerr, quando in Un amore splendido dice a Cary Grant E non chiedermi un penny per i tuoi pensieri. Non c’è bisogno di chiedere, che tanto al momento opportuno vengono fuori da soli.

Etta James. La vie en rose. La pace cortese di Lake Louise. Il Greyhound bus e la violinista androgina in cerca di un palco. La frontiera del Montana. Il British Columbia, protetto dalle Rockies. Un bacio rubato e uno afferrato al volo. L’odore della pelle al sole. Un crine dorato, la Daily. Il pianto dei glicini, il giallo dei limoni. Una strada di terra rossa. La strada. Il sale delle lacrime. Le risate di pancia e il sorriso della Thailandia. La legna che arde. L’inchiostro su un quaderno immacolato. Marcel Proust. Il pregiudizio di Mr Darcy, innamorato dell’orgoglio di Elizabeth Bennet. Una birra al Pincio.

Il Tempo di Enya. Le montagne, quelle di ghiaccio e quelle dorate. Il cane di Rino Gaetano. Il silenzio del bosco, l’odore del muschio, i ciclamini nascosti. Una freccia gialla. Le spighe di miele come fragili spade. I girasoli, ad illuminarmi gli occhi. L’Antologia di Spoon River a bagnarmeli. Robert Frost e le strade non prese. Una concha candida. Due chilometri per Cabo Fisterra, alla ricerca dei confini del mondo. Una palla infuocata a morire nell’oceano. Tiziano Terzani. Una corona d’alloro e d’orgoglio posata sulla testa. La granita alla menta. La prima partita giocata e l’ultima persa. La speranza.

Un bicchiere di mosto selvatico. Il profumo dei cedri, l’oro dei pioppi. I colori a cera, il diario di sempre. Viaggiare. Gli attimi fuggenti e quelli inchiodati al presente. Eddie Vedder alla 25esima ora. Il calore di casa, un porto sicuro da cui salpare. Uno zaino pesante a sancire l’essenziale. I pomodori verdi fritti, la grinta di Towanda. Le pagine ingiallite e ruvide dei libri vecchi, le biblioteche al mattino. Il grande Lebowski. I cowboys, lo Stampede. Il jazz sulla Cinquantaduesima strada. Zenzero e cannella a Natale. Il bucato appena fatto. Una tisana calda, al timo. La marmellata d’albicocche sulla crostata di nonna. Le corde metalliche di Joan Baez.

I pattini. I capelli di salsedine, le dita rigate. Il volo di un galoppo. Il vento in faccia, il naso al cielo. La luna d’argento. Una notte stregata. Scrivere. Magari all’alba. Un due tre stella, i passi leggeri di regina reginella. San Francisco, le parole della city lights books da consumare sulla strada di Kerouac. Howl. Le cornamuse lontane, le campane della domenica. Rimmel. Le scale di Lettere e Filosofia, i libri di linguistica. Le partite di Risiko, a notte tarda, finite a spaghetti aglio olio e peperoncino.

Le danze degli elfi, i sussurri delle fate. La pasta di mandorle. Il blu di Alberto, le carezze di Alessandra. La luce della Sicilia, gli scogli di Favignana. La cartella di scuola. La penna viola all’uva. I cavalli. La forza di Ipazia. La follia di Thelma, l’audacia di Louise. L’eleganza delle perle. Scarborough Fair, il canto degli indiani. La lavanda. I cavalli. La lavanda, essenza di gioia. La smania dei fiori a sbocciare. L’attesa di una nuova primavera.

Non vi chiedo un penny, ma vi offro uno spazio per liberare i pensieri.
Se lo ritenete opportuno.

2 Comments

  • Lilo
    Ottobre 30, 2017 at 2:23 pm

    Stupida. Forse lo sono diventata. Stupida io che pensavo che “mostrare il fianco” potesse servire. Ingenua. Ingenua io che ho solo offerto, con quel fianco, un altro punto su cui colpire e affondare.

    Fiducia. Persa, ritrovata, così debole, così ferita.
    Scelte, dubbi, domande. Andare avanti. Tornare indietro.

    Lontano da qui, oltre i dubbi, oltre i ricordi.

    Un muso sbuffante, un fiore in bocca, un camino acceso, un buon libro.. lontano da qui.

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    • Alice
      Ottobre 31, 2017 at 10:12 am

      mostrare il fianco serve. se poi lo mostri alla persona sbagliata conta fino ad un certo punto: ti resta il coraggio e la consapevolezza che sai come si mostra il fianco e fino a che punto può essere profondo.

      ti auguro di andare avanti. sempre. e di tornare indietro. mai.
      buono viaggio 😉

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