22 ottobre 2009
Frecciarossa Roma-Milano.
Carrozza 5. Posto 20A. Finestrino.
E ci siamo. Il giorno di prendere quel Frecciarossa è arrivato. Destinazione Milano. Un’occasione nata per caso come un’idea geniale di cui non si conosce l’origine. La partenza è prossima e i pensieri continuano a brulicarmi in testa. Con gli occhi ancora pieni di sonno a giustificare la notte appena trascorsa, prendo al volo la mia solita moleskine nera e la nascondo in una tasca. La mia coperta di Linus. Anche se poi resta sempre nascosta lì in fondo ad una borsa piena di me. Perché di sicuro se non la porto con me mi verrà voglia di non lasciar sfuggire proprio nulla di quel viaggio. Perché se non la porto con me la paura che tutto questo sia solo un’illusione mi resterebbe tra le dita. Anche se, poi, resta sempre nascosta lì in fondo, per far posto alla vita vera che una volta tanto non viene scritta su una pagina bianca.
Stazione Termini.
Con me una valigia ragionata al dettaglio. Che poi si rivelerà inutile. Che nella valigia bisogna ricordarsi di lasciar spazio a ricordi e sogni. Che non sono pochi. Che non sono per tutti.
Stazione Termini.
Neanche a dirlo: un agitarsi di teste che vanno e vengono forsennate in ogni direzione, tra mani che sventolano, occhi di acqua, addii sussurrati e baci rubati. C’è chi arriva e c’è chi parte. Ci sono valigie improvvisate, fatte alla svelta per la grande fuga. C’è il desiderio di buttarsi il passato alle spalle, perché il passato è passato e bisogna correre verso il futuro, su un binario direzione nord. Perché se una porta si è chiusa non resta che aprire un portone, a Porta Garibaldi. C’è chi nasconde la speranza di prendere quel treno per trovare le risposte che cerca. Da mesi. Ma che forse non vuole ancora trovare perché le conosce già, e le tiene da parte. In segreto. Almeno per il momento.
E arriva il momento di salire a bordo e lasciare a terra tutto e tutti per sentire che sapore ha il gusto di fare quello che si vuole davvero. Senza limiti. Magari solo qualcuno.
Il fischio del capostazione. Uno scossone. Si parte. Stavolta questo treno è stato preso e non lo può fermare nessuno.
Carrozza 5. Posto 20A. Finestrino naturalmente. Perché il segreto di un buon viaggio in treno è il lato finestrino. È da lì che ognuno ritaglia il suo posto nel futuro che sceglie di avere. Spesso sognato e troppo poco vissuto. Una fantasia che scivola via dal vetro a 300 km/h. Ma non è difficile tenere il passo. Gli sto dietro. Ce la faccio. Se è questo che voglio veramente.
Frecciarossa Roma-Milano.
Un viaggio durato 3 ore. Almeno così mi hanno detto. Chissà poi se è vero. Poco importa. Quello che conta è stato il viaggio. Ma forse ancor di più l’arrivo. Perché una volta a destinazione non ci si può più tirare indietro. Ormai è fatta. Sono a Milano. È tempo di mettersi in gioco. In una notte di magia. Incastonata tra i vicoli di Corso Magenta. Protetta da S.Maria delle Grazie.
Chiudo gli occhi. Immagini sbiadite e sospiri di piombo. Un sogno. E sono di nuovo sul treno. Lato finestrino. Ma stavolta porto con me un ricordo a pugni stretti, che non ha dato tempo alla penna di scorrere ma ad un sogno di avverarsi.
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