Domani sarò ciò che oggi ho scelto di essere
James Joyce
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Una di queste confuse sere di novembre, sono stata al cinema con un’amica a vedere The Place. Un film sul libero arbitrio, su ciò che siamo disposti a sacrificare per raggiungere i nostri obiettivi.
Stavolta non mi perderò in parole di critica sul film. Ma sfrutterò questo spazio di etere per le riflessioni che The Place ha suscitato in me: l’importanza di fare delle scelte.
Ogni giorno, appena apriamo gli occhi, le circostanze ci pongono davanti a delle scelte. Si sceglie di rinviare la sveglia, di alzarsi dal letto, di bere caffè anziché tè, di vestirsi in quel modo perché oggi vogliamo indossare quei jeans; di prendere le scale al posto dell’ascensore, di seguire una strada piuttosto che un’altra per arrivare alla macchina, di salirvi e di andare incontro ad un nuovo giorno. Senza neanche rendercene conto facciamo delle scelte, ogni minuto che passa, in ogni respiro o gesto che ci distingue. Anche senza saperlo, anche senza esserne convinti. Noi scegliamo continuamente senza averne piena coscienza.
Ma cosa succede quando, invece, abbiamo l’effettiva consapevolezza di dover prendere delle decisioni? In The Place, il protagonista Valerio Mastandrea incarna il ruolo di colui che offre delle opportunità di scelta a persone che bramano qualcosa. Una sorta di coscienza che pone coloro che la interrogano davanti ad un bivio: si è davvero disposti a tutto per ottenere ciò che si desidera? Qual è il prezzo da pagare per vivere la vita dei propri sogni? Ma poi, di fronte alla scelta di fare sacrifici, quanto siamo effettivamente disposti ad investire? Fare i conti con la propria coscienza è forse il dialogo più impegnativo da sostenere. Ognuno è artefice del proprio destino, ma quanto ci costa deviarlo in un senso piuttosto che in un altro…
Vi siete mai chiesti quanto sareste propensi a perdere per ottenere quello che volete? Quanto coraggio investite ogni volta per spingervi su una strada? E quanto ne sprecate per evitarne un’altra?
C’è chi sceglie di stare in silenzio, confidando nell’intuito della vita nel capire la direzione giusta per lui. C’è chi parla di pancia, senza riflettere sulle conseguenze. C’è, poi, chi invece si preoccupa più delle conseguenze che della scelta in sé, avendo la pretesa di conoscere quello che il caso ci riserva.
Ogni volta che diamo forma ad un pensiero con un’azione, guidiamo il nostro destino in una direzione. In modo più o meno consapevole. Perché non si fugge dalle scelte. Anche quando si è convinti di evitarne una, in realtà, la si è già fatta. Si è scelto di non scegliere. Ed è comunque una scelta che influisce sul destino, seminando indizi sul proprio futuro.
Resta per me un brano di grande significato la poesia di Robert Frost, La Strada Non Presa. Parole che incarnano la difficoltà di prendere una direzione. La decisione di seguire una rotta piuttosto che un’altra nasconde il timore che un giorno, davanti al tempo che passa, davanti alle circostanze che ci troviamo a vivere, ci tornerà alla mente “la strada non presa”. E sorgerà in noi quella domanda che chiunque temerebbe: Dove mi avrebbe condotto quella strada non presa? Allora ci tormenterà come un fantasma che ci è sempre stato accanto in ossequioso silenzio, facendoci assaporare al momento giusto la sua ingombrante presenza.
Perché, a volte, la strada non presa avrebbe fatto la differenza.
La libertà di fare una scelta risiede nella grande opportunità di lottare per un futuro che solo noi possiamo costruire. Diventarne artefice e carnefice al tempo stesso in base alle scelte che si fanno. La vera libertà sta nell’andare fuori strada, nel perdersi, nel cercare il coraggio di abbandonare una via asfaltata e comoda per seguirne un’altra che ci piacerebbe conoscere.
Resta il fatto che, forse, è il caso di portare avanti le nostre scelte o non scelte a tutti i costi. Nonostante possano sembrare bizzarre, errate o impopolari, ma sono le nostre scelte a spianare la strada, il cammino che poi saremo.
Non esistono scelte giuste o sbagliate. Esistono solo delle scelte. Esiste il coraggio di riconoscerle, dichiararle e finalmente seguirle. La scelta che per noi può essere la migliore andrà a discapito di qualcun altro. Il giusto o sbagliato cade nel relativismo più assoluto di quello che sono i nostri desideri.
A questo punto ci apparirà chiaro che la scelta che noi faremo sarà automaticamente quella giusta. Non perché esiste una scelta giusta o sbagliata. Ma solo perché una scelta è nient’altro che un impulso nato dentro di noi che prende vita. Come rinviare la sveglia, scendere dal letto, bere caffè anziché tè, vestirsi in quel modo perché oggi vogliamo indossare quei jeans; prendere le scale al posto dell’ascensore, seguire una strada piuttosto che un’altra per arrivare alla macchina, salirvi e andare incontro ad un nuovo giorno. Dopodiché, abbassiamo la guardia e lasciamo alla vita il piacere di giocare il resto.
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