Cominciamo da qui…
E va bene, diciamocelo. L’America ogni 3×2 sforna uno dei suoi film girati sullo sfondo di mezze (neanche troppo) verità legate a traffici illeciti di droga e armi.
Se, poi, lo diamo nelle mani del regista Denis Villeneuve (Prisoners) e ci mettiamo dentro un cast come il premio Oscar Benicio Del Toro, la vincitrice del Golden Globe Emily Blunt e il candidato al premio Oscar Josh Brolin, è fatta: il film sarà un successo di genere.
Stavolta, però, la faccenda si fa più seria. Con SICARIO si parla di narcotraffico, di storie tanto più vicine alla realtà che al cinema rilassante dei nostri tempi. Quello che accade tra CIA, FBI e cartelli del narcotraffico resta il più delle volte lontano da una giustizia che, a volte, sembra aver abbandonato il confine messicano con gli USA.
SICARIO racconta la storia di un luogo dove a comandare non è certo la legge. Il film è ambientato in una zona di confine tra Stati Uniti e Messico, dove la giustizia sembra aver lasciato la frontiera.
Kate (Emily Blunt) è un’agente dell’FBI giovane e idealista, arruolata dal funzionario di una task force governativa per la lotta alla droga (Josh Brolin) per compiere una missione speciale. Sotto la guida di un ambiguo e impenetrabile consulente (Benicio Del Toro), la squadra parte per un viaggio clandestino, costringendo Kate a mettere in discussione tutto ciò in cui crede per riuscire a sopravvivere.
SICARIO è una storia rivelatoria e agghiacciante, che mette a nudo il costo umano del traffico di stupefacenti e la guerra per porvi fine. Niente di troppo cinematografico. Nulla di inventato. Perché purtroppo quello che SICARIO ci racconta è solamente una parte di ciò che accade veramente in quel lembo di terra.
SICARIO non avrebbe potuto avere un giorno migliore per l’uscita nelle sale cinematografiche. Il 24 settembre. Nella giornata del 25 settembre, infatti, si ricorda la strage al femminile di Ciudad Juarez. Una storia che fa venire i brividi solo a parlarne. Dal 1993, Ciudad Juarez rappresenta uno dei luoghi più violenti e sanguinari di cui abbiamo notizia.
Sono più di 430 le donne assassinate e oltre 600 quelle scomparse dal 1993 fino ad oggi. Stiamo parlando di donne dai 15 ai 25 anni, provenienti da famiglie povere, che lavoravano come operaie nelle moltissime fabbriche di subappalto per l’assemblaggio di prodotti per l’esportazione.
La maggior parte dei corpi ritrovati portavano i segni di una violenza senza pari: mutilazioni, morsi ai seni, strangolamenti, violenze sessuali, crani fracassati e pugnalate. Il modus operandi accomuna le vittime. Probabilmente opera di gruppi organizzati che operano come serial killer.
Un bagno di sangue che sembra non voler finire, e che continua ad allargarsi di pari passo con la mafia del narcotraffico. Numerosi sono stati gli indizi che stabilivano un legame tra gli omicidi e il narcotraffico, collegato a sua volta con la polizia e gli ambienti militari. Ma le autorità si rifiutarono di seguire tale pista.
Alcune fonti federali hanno dichiarato che sei importanti imprenditori corrotti di El Paso, del Texas, di Ciudad Juárez e di Tijuana potrebbero essere soliti assoldare dei sicari, che hanno l’incarico di rapire le donne e di consegnarle nelle loro mani per poterle mutilare, violentare, e infine uccidere.
La storia di cui sopra non è un film, eppure rende chiara la supremazia dei narcotrafficanti e i loro legami con gli ambienti corrotti politici e governativi.
Seduti comodi su una poltrona cinematografica, cerchiamo di cogliere l’occasione che SICARIO ci offre: una profonda riflessione su ciò che accade dall’altra parte del mondo mentre noi sgranocchiamo dei burrosi e rassicuranti pop corn.
No Comments