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A tutti gli illusi

Adoro la letteratura. Di qualsiasi epoca o genere essa sia. Sono cresciuta imitando l’audacia dei Beatnik. Ho combattuto accanto ai partigiani italiani con la fantasia di Calvino. Mi sono fatta scapigliare dagli Scapigliati; ho osato con i Futuristi. Mi sono lasciata affascinare dal Realismo Magico e Poeti di ogni dove mi hanno rapita nelle loro pagine.

Ho sempre messo il naso nei libri ingialliti delle biblioteche: ne amo l’odore e la carta sporcata dal tempo. E sono pioniera di nuove letture, perché c’è sempre da imparare dalla penna dei cuori d’inchiostro. Che abbiano scritto con il calamaio o che lascino scorrere le dita su una qwerty.

Sono convinta che la letteratura riservi risposte ad ogni domanda. Di cosa è fatta l’essenza umana? Siamo fatti della stessa sostanza dei sogni, dice Shakespeare. Cos’è che conta davvero nella vita? L’essenziale è invisibile agli occhi, suggerisce Antoine de Saint-Exupéry. Come essere migliori? Ora io vedo il segreto per la creazione delle persone migliori. È crescere all’aria aperta e mangiare e dormire con la terra, racconta Walt Whitman.

La letteratura ti viene incontro, a spiegarti cose, anche quando non la interroghi. In questi giorni, non so perché, mi è tornata spesso in mente l’immagine del Don Chisciotte della Mancia, un personaggio creato dalla penna di Miguel de Cervantes. In pochi lo conoscono. Ma quei pochi che lo hanno incontrato ne hanno fatto una filosofia di vita. Il Don Chisciotte è quello che io definisco “il romanzo del sognatore“, seppure alla base dell’opera ci siano significati storici più profondi.

In questo romanzo ogni cosa è soggetta a punti di vista talmente diversi da far perdere la corretta concezione della realtà. Don Chisciotte inventa storie fantastiche e Sancho Panza, fedele compagno, le ribalta, impegnandosi ad interpretarle nel modo più corretto.

Che giganti? – disse Sancho Panza.
Quelli che vedi là – rispose il suo padrone – dalle smisurate braccia; e ce n’è alcuni che arrivano ad averle lunghe due leghe.
Badi la signoria vostra – osservò Sancho – che quelli che si vedono là non sono giganti ma mulini a vento, e ciò che in essi paiono le braccia, son le pale che girate dal vento fanno andare la pietra del mulino.
Si vede bene – disse Don Chisciotte – che non te n’intendi d’avventure; quelli sono giganti; e se hai paura, levati di qua, e mettiti a pregare, mentre io entrerò con essi in aspra e disugual tenzone.

foto don chisciotte

Don Chisciotte insegue i suoi sogni, le sue visioni, seppure siano esecrate, criticate e sproporzionate. Incurante di quella che è l’effettiva realtà, l’eroe a cavallo persegue il sogno di aggiustare l’ingiusto e di raddrizzare lo storto senza pensare alle conseguenze delle sue azioni.

Un eroe che grida ai quattro venti e a chiunque incontra qual è questo suo ideale; libero dai suoi fallimenti, dallo scherno altrui, dall’essere preso per pazzo: il Don Chisciotte riesce così ad essere libero persino da se stesso.

Come non considerare questo grande eroe della letteratura un impeccabile sognatore? Ed è proprio a tutti, sognatori, illusi, cavalieri erranti, che vorrei dedicare questo celebre passo, tratto dal monologo dell’attore-regista Corrado d’Elia nel suo spettacolo Don Chisciotte, diario intimo di un sognatore.

A tutti gli illusi, a quelli che parlano al vento.
Ai pazzi per amore, ai visionari,
a coloro che darebbero la vita per realizzare un sogno.
Ai reietti, ai respinti, agli esclusi. Ai folli veri o presunti.
Agli uomini di cuore,
a coloro che si ostinano a credere nel sentimento puro.
A tutti quelli che ancora si commuovono.
Un omaggio ai grandi slanci, alle idee e ai sogni.
A chi non si arrende mai, a chi viene deriso e giudicato.
Ai poeti del quotidiano.
Ai “vincibili” dunque, e anche
agli sconfitti che sono pronti a risorgere e a combattere di nuovo.
Agli eroi dimenticati e ai vagabondi.
A chi dopo aver combattuto e perso per i propri ideali,
ancora si sente invincibile.
A chi non ha paura di dire quello che pensa.
A chi ha fatto il giro del mondo e a chi un giorno lo farà.
A chi non vuol distinguere tra realtà e finzione.
A tutti i cavalieri erranti.
In qualche modo, forse è giusto e ci sta bene…
a tutti i teatranti.

E che ognuno trovi in questo frammento di letteratura le risposte che cerca.

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