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Un sogno dal buco della serratura

Un tintinnio martellante. Ahimè, familiare. Puntuale come ogni giorno, solo rimandato di un’ora avanti. Almeno questa mattina. Sollevo a fatica una palpebra. E ancor più a fatica l’altra. Le prime immagini chiare sono ricordi vaghi. Risate evanescenti, distanti, ma ancora calde. Quello che resta di un sogno appena fatto è una sensazione inebriante, che stupisce tanto è rarefatta.

Un sogno fatto di quattro tipi loschi. Un’amica d’occasione, rimediata all’ultimo minuto per capirci. Finita lì in mezzo per caso, o forse per destino, chi può dirlo. Poi c’è lei, una donna dagli occhi di onice, dal sorriso di sole. Lui, dai modi ordinati, dallo spirito in tempesta. L’altro, una strana combinazione di me e di qualcuno che, forse, non si è ancora capito fino in fondo. Una sorta di giudice-penitente dall’animo gentile.

Ognuno con un sogno nel cassetto. Perché tutti devono custodire un sogno. Ognuno con la voglia di perdersi senza alcuna intenzione di ritrovarsi. In una leggera fuga per le vie romane, lasciandosi cadere addosso la notte con quello che ne reca. Certe cose non c’è bisogno di dirle, ma solo di riconoscerle negli occhi di chi le vive o le ha già vissute.

Ricordo quel che basta di quei quattro tipi: sono dei sognatori. Alla ricerca di costellazioni perdute a proteggere i loro pensieri. Ognuno con il proprio giorno ancora a venire, in una storia da vivere e in una strada da percorrere. Talvolta non serve neanche conoscere quella strada, ma solo iniziare a camminare, che poi il sentiero si rivela quando la luna sorride.

Una cena improvvisata. All you can eat. Perché è nelle grandi abbuffate che si rompe il ghiaccio e ci si conosce appieno. È nell’All you can eat che si vede di che pasta (e pancia) siamo davvero fatti.

E poi, un giardino, quello degli Aranci. Alla ricerca di una serratura intagliata in un grande portone di legno da cui intravedere la città eterna. L’abbiamo trovata finalmente. In quel buco della serratura ognuno scorge il sogno che vuole. Ma è impossibile lasciarsi sfuggire Roma, la città dai mille segreti suggellati in ogni nicchia e vicolo in pietra. Una città che scandisce il tempo di uno sguardo fatto di fantasmi e tremore d’alberi. In una notte dall’alba lontana.

foto buco della serratura roma

Quello che resta di una serata d’autore è un brindisi a calici alti.

Brindiamo ai sognatori per quanto folli possano sembrare. Brindiamo ai disastri che combiniamo, brindiamo ai cuori che soffrono. Brindiamo ai folli in grado di sognare. Perché un pizzico di follia è la chiave che può mostrarci le sfumature.

E in quel buco ho visto quattro sognatori. Folli, senza alcun dubbio. Un arrivederci, alla prossima, come se fosse passata una vita intera da quel giardino. Un abbraccio. Forte. Un bel ricordo, da custodire gelosamente nella serratura di una notte.

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