Sarà l’attesa delle lucciole alla luce di un tramonto infuocato.
Ed è una prima scintilla, a scacciar via le ombre infauste. Poi un’altra, a sfumare i ricordi. E una terza. Ad accendere il mondo.
Mi scopro a volteggiare con le lucciole tra fili d’erba e non ti scordar di me. In un momento sordo. Per asciugare le ferite bagnate.
Si nasce o si muore, in quel ramo della notte che infiamma il petto. Perse in un caos luminoso, due anime distanti, uno spirito irrequieto. A raccontare alle lucciole ciò che è taciuto.
Lo custodiscono in scie lucenti, sospese tra nuvole e fieno falciato. Si ritrovano clandestini della notte. Ad abbracciarsi in uno spirito aspro, chetato dal canto dei grilli. È giunta l’ora di partire, come sognatori alla deriva in cerca di luce tenue. In cerca di risposte che si confondono con sogni ruggenti e stelle cadenti.
Se una notte di maggio, le lucciole… si arde come braci, ci si sporca con le stelle.
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