Non ho mai avuto la presunzione, la sicurezza, o addirittura l’arroganza, di puntare il dito contro qualcuno per accusarlo di non conoscere l’amore. In verità, non ho mai puntato il dito contro nessuno da che ne ho memoria. Credo che nessuno possa avvalersi dell’insensato diritto di confinare in mere parole il significato di moti turbolenti e inaspettati che liberano farfalle nello stomaco.
Ognuno, a modo suo, prova Amore verso qualcuno o persino verso qualcosa. Chi più, chi meno. Chi in modo esasperato, chi in silenzio. Ognuno secondo varie esperienze e grazie al proprio carattere, decide di esprimere il senso dell’Amore a modo proprio. Per cui reputo ingiusta e infantile la supponenza nel voler giudicare, con dettami universali e luoghi comuni, un sentimento così vasto e variopinto incastonato al cielo.
Ho avuto la fortuna di incontrare l’Amore finora. O perlomeno quello che reputo, a mio personalissimo giudizio, Amore. E vi assicuro che mai nessun Amore è stato uguale all’altro. Ma non per questo vale di più o di meno di altri. Il problema di tutta questa faccenda sull’amore è se si riesce a distinguerlo dal semplice Voler Bene.
Come si capisce se si vuol bene o si ama? Fa di sicuro più figo dire “ti amo” che “ti voglio bene”. Tra l’altro si fa anche meno fatica dal momento che ti amo sono solamente due parole. Nei bigliettini, poi, ma volete mettere? Fa molto più scena un “ti amo” che un semplice “ti voglio bene”, che occupa sempre troppo spazio nell’economia di un pezzo di carta. Però, alla fin fine, lo sappiamo veramente cosa significa quel ti amo oppure crediamo di saperlo?
Ripeto, ognuno ha la sua personale visione sull’Amore. E senza nulla togliere a quella altrui, io mi sento molto vicina ad un’interpretazione di fantasia del pensiero di Antoine de Saint-Exupéry, ispirata al libro Il Piccolo Principe. Il passo letterario, di cui non è nota la fonte, fa chiarezza sulla differenza tra Voler Bene e Amare.
Il Voler Bene, inteso come “possesso“, che non segue la spontaneità dell’amore ma che si completa in presenza dell’altro. Un possesso che diventa strumento per colmare delle mancanze.
Amare, inteso come accettazione dell’altro in ogni sua forma, natura e scelta di vita. Amare come rispetto infinito per la libertà dell’altro, fino ad accettare qualunque sua scelta.
Credo non sia il caso di aggiungere altro se non: leggete e giovatene tutti. Che sia per voi una lezione di amore o un passo letterario meraviglioso su cui riflettere a fondo.
E se lo dice “Il Piccolo Principe”…
«Ti amo» – disse il Piccolo Principe.
«Anche io ti voglio bene» – rispose la rosa.
«Ma non è la stessa cosa» – rispose lui. – «Voler bene significa prendere possesso di qualcosa, di qualcuno. Significa cercare negli altri ciò che riempie le aspettative personali di affetto, di compagnia. Voler bene significa rendere nostro ciò che non ci appartiene, desiderare qualcosa per completarci, perché sentiamo che ci manca qualcosa.»
Voler bene significa sperare, attaccarsi alle cose e alle persone a seconda delle nostre necessità. E se non siamo ricambiati, soffriamo. Quando la persona a cui vogliamo bene non ci corrisponde, ci sentiamo frustrati e delusi.
Se vogliamo bene a qualcuno, abbiamo alcune aspettative. Se l’altra persona non ci dà quello che ci aspettiamo, stiamo male. Il problema è che c’è un’alta probabilità che l’altro sia spinto ad agire in modo diverso da come vorremmo, perché non siamo tutti uguali. Ogni essere umano è un universo a sé stante.
Amare significa desiderare il meglio dell’altro, anche quando le motivazioni sono diverse. Amare è permettere all’altro di essere felice, anche quando il suo cammino è diverso dal nostro. È un sentimento disinteressato che nasce dalla volontà di donarsi, di offrirsi completamente dal profondo del cuore. Per questo, l’amore non sarà mai fonte di sofferenza.
Quando una persona dice di aver sofferto per amore, in realtà ha sofferto per aver voluto bene. Si soffre a causa degli attaccamenti. Se si ama davvero, non si può stare male, perché non ci si aspetta nulla dall’altro. Quando amiamo, ci offriamo totalmente senza chiedere niente in cambio, per il puro e semplice piacere di “dare”. Ma è chiaro che questo offrirsi e regalarsi in maniera disinteressata può avere luogo solo se c’è conoscenza.
Possiamo amare qualcuno solo quando lo conosciamo davvero, perché amare significa fare un salto nel vuoto, affidare la propria vita e la propria anima. E l’anima non si può indennizzare. Conoscersi significa sapere quali sono le gioie dell’altro, qual è la sua pace, quali sono le sue ire, le sue lotte e i suoi errori. Perché l’amore va oltre la rabbia, la lotta e gli errori e non è presente solo nei momenti allegri.
Amare significa confidare pienamente nel fatto che l’altro ci sarà sempre, qualsiasi cosa accada, perché non ci deve niente: non si tratta di un nostro egoistico possedimento, bensì di una silenziosa compagnia.
Amare significa che non cambieremo né con il tempo né con le tormente né con gli inverni.
Amare è attribuire all’altro un posto nel nostro cuore affinché ci resti in qualità di partner, padre, madre, fratello, figlio, amico; amare è sapere che anche nel cuore dell’altro c’è un posto speciale per noi. Dare amore non ne esaurisce la quantità, anzi, la aumenta. E per ricambiare tutto quell’amore, bisogna aprire il cuore e lasciarsi amare.
«Adesso ho capito» – rispose la rosa dopo una lunga pausa.
«Il meglio è viverlo» – le consigliò il Piccolo Principe.
The best is yet to come.
1 Comment
Giampiero
Aprile 16, 2019 at 10:05 amD’ la piu grande lezione per gli umani. Il problema è che non capiranno mai!!!