Cominciamo da qui…
Non si può certo dire che la Universal non sa tenersi al passo coi tempi. Nuovo millennio, nuova tecnologia, nuovo cinema horror. Unfriended. E mi sembra anche giusto che una delle più grandi case di produzione al mondo tirasse fuori dal suo schermo magico un film adatto alla nostra era.
Tutto avviene sullo schermo del computer di una ragazza, mentre viene perseguitata insieme ai suoi amici da una figura misteriosa, che cerca vendetta per la pubblicazione di un video scandaloso che ha portato Laura Barns a suicidarsi esattamente un anno prima. Nel giorno dell’anniversario della sua morte, gli stessi amici che pensavano non ci sarebbe stata nessuna conseguenza alle loro azioni, scopriranno l’errore mortale che hanno commesso.
Cyberbullismo, adolescenza paravissuta, sesso digitale (che li voglio vedere poi se subentra l’EDGE), amicizie promiscue e rifugi dentro un pc. Sì, perché d’accordo che fantasmi e spiriti inquieti non smettono mai di solleticarti i piedi ma tra le maglie della rete non si scherza mica. E Unfriended ce lo fa capire molto bene, con un linguaggio innovativo, contemporaneo e istantaneo. Dettaglio quest’ultimo che si sposa alla perfezione con il tema del film.
Un thriller, un horror, storie o meglio azioni e reazioni adolescenziali pronte ad esplodere in delitti cruenti, consumati dietro ad uno schermo eppure sotto gli occhi di tutti.
È finito il tempo della moda horror in soggettiva. Il vedo-non vedo alla Blair Witch Project è preistoria. Il voyeurismo de La finestra sul cortile roba da inguaribili romantici. Siamo pure lontani dai film slasher in stile Scream, Non aprite quella porta o So cosa hai fatto. Anche se, a pensarci bene, il regista Levan Gabriadze sembra racchiudere in un unico spazio (lo schermo) i vari personaggi di Unfriended. Tutti i meccanismi e le scene del thriller sono ben visibili e linkati tra loro in un susseguirsi di azioni. Le stesse azioni che, banalmente, siamo soliti fare, ogni giorno, con il nostro computer.
Credo sia stato un tocco di maestria essere stato capace di suscitare associazioni di terrore (nel pubblico) con un semplice suono di notifica Skype. E miracolo! Non c’è stato neanche bisogno di creare mostri da effetti speciali milionari per far schizzare la gente in sala.
Unpgrade di Unfriended è, poi, la colonna sonora, basata sulle selezioni dei brani di iTunes: canzoni lente e sofisticate ad alternare, talvolta in accezione ironica, il rumore dei tasti sulla querty e i video di YouTube. Che dire, siamo alle prese con nuovi scenari sociali e, quindi, con nuovi pericoli che non restano più intrappolati nella rete, ma s’insinuano in rapporti sociali tra ventenni già profondamente complessi.
Io, per fortuna, la fase adolescenziale l’ho passata da un pezzo e le uniche armi che ho avuto per superarla sono state una penna e un diario, stracolmo di canzoni scritte a mano e di biglietti del cinema conservati accuratamente con fermafogli colorati. Certo è che i danni li ho limitati. E parecchio. Non oso neanche immaginare come potesse essere la mia adolescenza con uno strumento come Facebook…
Ad ogni modo, Unfriended non mi ha lasciata affatto indifferente. Perché l’aggravante, nel mio caso, è svolgere un lavoro che mi tiene più di 8 ore al giorno incollata alla sedia davanti ad un pc. Ma io sono furba, che credete. E ho pensato ad un piccolo prontuario per verificare la situazione “allarme Skype”.
Piccolo manuale per gestire le notifiche di Unfriended227
Se sentite il plof di una notifica (è una brutta sonorità lo so, ma le notifiche Skype fanno così non c’è storia), non iniziate a starnazzare come la Val di Unfriended. Mantenete un certo aplomb e procedete così:
* Accertatevi di non avere la bavetta alla bocca: chiaro segno di quel torpore sonnolenzoso e imbecillesco in cui, una sera sì e l’altra pure, sono solita cadere. Ragion per cui non fidatevi mai di voi stessi dopo le 22:30. Non siete più in voi e non sapete quel che dite figuriamoci che udite.
* Controllate se la terza bottiglia di Peroni è stata risucchiata anch’essa con vetro a rendere annesso: se così non fosse allora forse, ma dico forse, quel minimo di lucidità non vi ha ancora abbandonato. E forse, ma dico forse, potreste lasciarvi pervadere da un brivido di terrore. Se non siete troppo stanchi. Ma il tutto deve accadere entro e non oltre le 22:30. Alle 22:31 è già troppo tardi: siete già sul cammino per Sonnino.
* In ultimo, ma non per importanza, schiaritevi le ugole e passate al lancio dell’urlo. Mi spiego: provate a lanciare una voce a chi vi aspetta in camera, tronco e supino sul letto adagiato. Parlo di esemplari maschili dall’autonomia di veglia limitata a cui, talvolta, pesano le ciapet per alzarsi e venire a chiamare voi, in posa foca monaca spiaggiata beatamente sul sofà. E, quindi, con le ultime forze rimaste nelle dita, invia un sms che riporta le seguenti parole: calati dal divano e trascinati come un navy seals a letto che è tardi.
Se, poi, pare che questo plof sia proprio reale c’è solo una cosa che io, spirito ancestrale alla Bar Sport farei: ripetere la scena di qualche mese fa avvenuta nel salotto di casa. Si urta per puro caso la fedele Peroni, posta a guardia fiera del pc, innaffiando la tastiera. E si urla “alla santè”! Che su, davanti ad una birra insieme anche l’animo del più incazzato degli Unfriended s’acquieta.
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