Cinema

Il racconto dei racconti: il realfantasy italiano

foto il racconto dei racconti

Cominciamo da qui…

Quest’anno festa grossa per l’Italia al Festival di Cannes 2015. Sono addirittura tre i registi italiani in lizza per la palma d’oro: Paolo Sorrentino, Nanni Moretti e Matteo Garrone. Ebbene, io personalmente, tralasciando per un attimo il mio debole per Sorrentino e per il Moretti di Palombella Rossa, punto tutto su Matteo Garrone. In occasione della kermesse francese, Garrone ha sfoggiato un film dal fascino ancestrale: Il racconto dei racconti.


L’ultimo lungometraggio di Garrone prende vita dalle favole seicentesche in lingua dialettale de Lo cunto de li cunti, una raccolta di 50 fiabe scritta da Giambattista Basile in dialetto napoletano, tra il 1634 e il 1636 a Napoli.

Tra le favole del Cunto c’è l’imbarazzo della scelta tanto è che, oltre alle tre selezionate per il film (La Pulce, La vecchia scorticata e La cerva fatata), il Garrone team aveva iniziato ad adattare anche altri racconti. Entrati, probabilmente, in un tunnel senza uscita, hanno deciso di concentrarsi sulle tre fiabe iniziali, ma senza escludere le suggestioni delle altre. La scelta è caduta su tre racconti uniti dalla figura della donna nelle sue tre età della vita, raccontate con una tavolozza di sfumature e sentimenti ben distribuiti in tutto il film.


La base di partenza letteraria non è certo priva di corposità, ma Matteo Garrone si è caricato di una responsabilità di non poco conto, puntando tutto su un genere in cui il cinema italiano, diciamocelo, non è mai stato capolista. Garrone ha fatto un salto quasi nel vuoto, facendo propria una materia per niente facile da trattare: il fantasy. Ispiratosi alle atmosfere di Mario Bava, al Pinocchio di Comencini e, impossibile negarlo, alle influenze del Trono di spade, tanto di cappello al regista italiano che ha creato un film in cui realtà e fantasia riescono a convivere armonicamente.

Le favole si sa, fin dai tempi di Esopo, nascono con una morale ben chiara, insinuata nelle maglie di parole o, come in questo caso, di frame. I tre racconti di Garrone non sono esclusi da questo meccanismo semantico, anzi lo rispecchiano in pieno trasformando la figura femminile in un trait d’union tra sogno e realtà.

Matteo Garrone ritrova il suo stile negli elementi comici, tragici e grotteschi della letteratura di Basile, aggiungendo del suo con ispirazioni fantastiche italiane e d’oltreoceano. Insomma, un mix imbattibile che rende Il racconto dei racconti un film ad ampio spettro. Ne è la prova il ricco cast, che coinvolge attori di calibro internazionale (Salma Hayek, Vincent Cassel, John C. Reilly e Toby Jones) e attori italiani (Alba Rohrwacher, Massimo Ceccherini, Renato Scarpa, Gisella Volodi). E non dimentichiamo, poi, neanche l’attenzione puntata sulle musiche, per cui si è scelto il plurioscarizzato Alexandre Desplat, e alla fotografia, il cui direttore è lo stesso di Cronenberg, Peter Suschitzky.


Giunto al suo ottavo lungometraggio, Garrone ha deciso di osare con elementi nuovi e idee favoleggianti, impossibili da non amare al primo fotogramma. Ma è proprio in queste favole che si ritrovano gli aspetti crudi del reale a tinte horror, come l’inganno, la disperazione, il dolore, l’essere disposti a tutto pur di raggiungere i propri obiettivi. Il reale si mescola con dimensioni oniriche di mostri, cortigiani, principesse, saltimbanchi e incantesimi.


Il mio consiglio è: andate al cinema. Posto prenotato per Il racconto dei racconti. E viaggiate. Entrate nel sogno. Innamoratevene. Riflettete. Lasciatevi spaventare o siatene conquistati. E viaggiate. Tutto quello che volete. Ma andate a vedere questo film.

Ho scelto di avvicinarmi al mondo di Basile – afferma Garrone – perché ho ritrovato nelle sue fiabe quella commistione fra reale e fantastico che ha sempre caratterizzato la mia ricerca artistica. Le storie raccontate ne Il Racconto dei Racconti descrivono un mondo in cui sono riassunti gli opposti della vita: l’ordinario e lo straordinario, il magico e il quotidiano, il regale e lo scurrile, il terribile e il soave.

Matteo Garrone

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