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Che il 2020 vi sia grato

In una fuga di adrenalina e aspettative si incontra un pensiero in cui cullare timori e sogni felici: come sarà il 2020? Da sempre considero dicembre il mese più contraddittorio e, al tempo stesso, più completo dell’anno. Dicembre è una giostra di luci, corse spietate, emozioni in fermento e sentimenti impazziti. Una sintesi di frenesia, stanchezza, prospettive, malinconia e gioia, che trova giustificazione nell’attesa dell’anno a venire. 

È quando si arriva agli sgoccioli che ci si chiede: quanto davvero ci sentiamo pronti a lasciar andare il 2019? C’è chi ci riflette da un po’, chi preferisce sorvolare e chi, invece, non vede l’ora di dare 365 calci in culo a 365 giorni che non ci hanno valorizzati come avrebbero dovuto. Come, in realtà, avremmo meritato.

Ma, vi dirò, non abbandonate questo 2019 con l’indignazione o l’impazienza di buttarvelo alle spalle. Ricordate che una fine è l’intuizione di un nuovo inizio.

Da ogni chiusura si diramano sentieri misteriosi, occasioni audaci, si imparano a scoprire possibilità dietro un velo di dolore e le verità che ancora non si è riusciti a cogliere per il timore di sbagliare. Ogni fine promette una sorta di coraggio che sprona, che spinge alla convinzione di non aver più nulla da perdere se non azzardare e “vedere come va”. Allora perché no, facciamolo. Spicchiamo il volo e corriamo quel rischio che finora è rimasto ancorato ad una situazione di indolente abitudine. Sono le abitudini sedentarie che ci tengono ormeggiati ad un porto, che ci  impediscono di spiegare le vele e salpare verso mari di sconosciuta bellezza. E vi assicuro che se non si trova il coraggio di urlare la parola fine, di darci un taglio netto, non si arriverà mai ad una simile consapevolezza. 

Capita di soffermarsi su una fine come fosse un evento da dimenticare, o magari a cui aggrapparsi per cercare ancora una ragione d’essere. Quando invece, spesso, una fine non conosce ragioni. L’anima cambia, è in continuo divenire, fa da perno ad una bilancia che oscilla tra l’inizio e la fine di un qualcosa che talvolta ci sfugge. L’adrenalina che investiamo in un nuovo progetto dovrebbe essere la stessa che accompagna la conclusione di un percorso. 

Quando si chiude un capitolo, si prova quella sensazione unica di comprensione e chiarezza verso risposte che ci ostinavamo a cercare ma che ancora non era il momento di capire proprio perché non ne avevamo accettato la fine. Ogni chiusura ci invita a conoscerci meglio; ad inseguire leggerezza nel voltare pagina, dedicandoci uno spazio bianco che spaventa nella misura in cui promette di poter riscrivere tutto. Una pagina che si tinge d’inchiostro solamente se siamo noi a deciderlo. Una pagina, un anno, sono le armi che il destino ci porge. È un tempo scandito dai desideri che preserviamo e a cui dedichiamo forza e impeto per renderli reali. 

La fine, val che vada, è un traguardo raggiunto, la meta di un cammino che custodisce la maturità e il coraggio di chi abbiamo deciso di essere in questo tempo. Il 31 dicembre ricerchiamo serenità e assecondiamo quella malinconia che trascina con sé e che, un giorno, tornerà ad affacciarsi tra i ricordi con tenera dolcezza.

Allacciamo le scarpe e camminiamo con un carico di speranze che merita tutta la nostra motivazione e tenacia per soddisfarlo. Accompagnate alla porta con premura il 2019 o, se proprio non ce la fate, dateglielo questo benedetto calcio in culo. Ma siate pronti ad assecondare i richiami selvaggi e a ritrovare dentro di voi quella libertà eroica di essere se stessi.

Il 2020 è l’anno del pensiero magico, il tempo delle rivoluzioni anticonvenzionali.

Credete nelle cose che si percepiscono senza rendersi manifeste, perché dietro una semplice intuizione si nascondono gli stupori del domani. Tollerate le ferite anche se bruciano e cercate di guardare al di là di uno strappo.

Auspico a tutti voi un 2020 di fantasia, avventure, novità e strade sterrate per attraversare la vita con lo spirito curioso di un bambino e con in tasca sogni grandiosi in attesa del loro momento. Impariamo a parlare lingue fatate che ci fanno ascoltare l’istinto, per comprenderlo come mai avremmo pensato di fare. Abbracciamo la nostalgia che, inevitabilmente, torna a trovarci; strizziamo l’occhio alla felicità di attimi da incastonare nei cieli notturni. Tiriamo un sospiro di sollievo e liberiamolo in un gran sorriso.

Il 2020 è l’anno giusto per dare il via alle ribellioni che custodiamo negli angoli più nascosti dell’anima. Il tempo e le stelle sono dalla nostra e ci concedono un anno bisestile da non prendere sotto gamba.

Il 2020 è l’anno delle possibilità e delle seconde occasioni. L’anno in cui si ha un giorno in più per cambiare ciò che è andato storto; un’alba in più per non ripetere gli errori fatti al tramonto; 24 ore in avanzo in cui poter mandare indietro le lancette dell’orologio e fare la cosa che non avreste mai avuto cuore di fare. Una 25esima ora che dà vita a speranze e sollievi; un’opportunità per dimostrare il coraggio di lasciar andare, una volta per tutte, qualcosa che ormai non ci appartiene più. Perché siamo cresciuti, perché siamo cambiati e perché la vita non è una cella a compartimenti stagni da aprire secondo regole prestabilite. Liberate l’immaginazione e lasciatela volare in un turbine di idee ed eroismo

Le cose belle hanno il passo lento, quindi vi auguro il dono della tenacia. Vi auguro di resistere, di adattarvi alla mutevolezza degli eventi, poiché adattarsi senza imporsi non significa essere privi di carattere, ma equivale ad avere un’intelligenza tale da capire che il destino deve seguire la sua scia. 

E mentre resistete, custodite gelosamente la memoria. Quando il centro non reggerà, la memoria sarà la nostra unica amica, una confidente, un angelo custode che sussurrerà quanto il passato sia un’arma da impugnare con fermezza per un futuro migliore. Gli errori fatti ci salveranno indicandoci il sentiero da seguire. Ed ecco che quella fine tanto odiata in passato, si fa salvezza nel presente. Lasciate pure indietro alcuni pezzi del puzzle ma tenete stretti i ricordi per quanto dolorosi essi siano; perché sono loro a farci crescere, ad averci donato ieri quella maturità che ci rende orgogliosi di ciò che siamo oggi. Il nostro più grande dolore diventerà la nostra forza più grande.

Al termine di un faticoso ma fantastico 2019 mi è stato chiesto di scrivere un pensiero per un bellissimo progetto che sta volgendo al termine. Una “fine” che darà forma a meraviglie, che incarna una crescita, una forza in cui è racchiuso un percorso da augurare a tutti.

A voi va il mio pensiero e augurio più grande per questo nuovo anno: 

Non c’è niente di più bello che iniziare un cammino all’unisono, raccontando una promessa al cielo, a far da eco nella vita a venire.

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